Il convegno. La dipendenza da social e il cyberbullismo al centro dell’incontro ospitato all’istituto Crispi con il Corecom Sicilia, l’ambulatorio antibullismo Asp e la polizia postale del dipartimento Sicilia orientale
Gli effetti di ciò che si considera appartenere esclusivamente alla sfera del virtuale sono invece spesso reali e invasivi. La conseguenza di un uso distorto delle tecnologie genera fenomeni come la dipendenza da social e il cyberbullismo che hanno una forte ricaduta sulla realtà degli individui coinvolti: entrambi, bulli e bullizzati.
È stato questo il tema dell’incontro che si è tenuto ieri mattina all’auditorium dell’Istituto comprensivo «Francesco Crispi» di Ragusa in cui, a seguito degli interventi delle numerose autorità presenti, hanno preso parola la professoressa Maria Astone, presidente Corecom Sicilia e docente di Diritto privato all’Università di Messina, Marcello La Bella, dirigente della Polizia postale Dipartimento Sicilia Orientale e Giuseppe Raffa, pedagogista, coordinatore dell’ambulatorio antibullismo Asp di Ragusa, mediati dalla dirigente scolastica, Maria Grazia Carfì.
Quello che è emerso fin dalle prime battute sono le responsabilità della famiglia nella deresponsabilizzazione dei giovani: «I giovani sono l’appendice – afferma l’assessore alla pubblica istruzione Giovanni Iacono – di un fenomeno più ampio». E citando Giovanni Paolo II l’assessore ricorda come «non sia il coltello a uccidere, ma il cuore dell’uomo»: «Non lo strumento in sé, ma l’uso che se ne fa. L’emancipazione a volte viene usata male, non è affermazione di individualità ma crea deterioramento e violenza. Il Comune si è attrezzato con una equipe socio educativa scelta direttamente dalle scuole per aiuto e supporto, che dimostri alle vittime che non sono sole».
«Noi come ambulatorio antibullismo – racconta Raffa – incontriamo genitori che chiedono come togliere il cellulare ai propri figli. Questa domanda è prova del solco enorme fra le due generazioni: ma se i nativi digitali sono una nuova specie umana, i parametri educativi devono cambiare. Quello che una volta era l’orsacchiotto, oggetto transizionale dal quale non ci si poteva dividere, oggi è il cellulare, che non va sottratto, ma i genitori devono acquisire competenze tecnologiche per inculcare la saggezza digitale ai loro figli; questa robotizzazione non è solo colpa della tecnologia, ma risale alla famiglia. Prima dell’educazione digitale serve quella tradizionale. I ragazzi ben educati si comporteranno bene in qualsiasi contesto, anche sui social. Ci sono famiglie in cui il padre si è ridotto a essere il peluche che gioca coi figli e mette mano al portafoglio; la mamma ha dismesso il ruolo dell’accudimento, e questo poi ha ripercussioni».
«Non c’è legge che possa sopperire all’educazione – commenta La Bella – prima qualcosa devono farlo la scuola e la famiglia. Il cyberbullismo comprende delle condotte previste dal codice penale che sono molto più gravi del bullismo classico perché, realizzate con i mezzi che Internet mette a disposizione, diventano micidiali. Internet fa parte della vita reale, ma si distingue per tempo e spazio: quello che facciamo, scriviamo rimane per sempre. I tempi della rete sono immediati non ugualmente quelli della riparazione. Il diritto all’oblio è molto difficile da realizzare su Internet, i cui confini sono abbattuti e si può raggiungere il mondo. Da un po’ di anni gli attori della pedo-pornografia sono i minori che attraverso il cosiddetto sexting si scambiano video e immagini intime. La legge sul “revenge porn” è intervenuta proprio su questo. La legge sul cyberbullismo è nata in seguito alla vicenda di una ragazza, Carolina Picchio, morta suicida a tredici anni per l’inarrestabile circolazione di un video che la riguardava. È possibile scaricare un app, YouPol, che consente di fare segnalazioni anonime che possono aiutare chi conosciamo essere in difficoltà».
“Il Corecom Sicilia è coinvolto in questa lotta al cyberbullismo – spiega Astone – perché in seguito al recente Accordo Quadro del 2018 con la Regione Sicilia è stato delegato della nuova funzione di tutela e garanzia dell’utente Internet con particolare riferimento ai minori. Internet è un luogo dove vi è la massima circolazione dei diritti ma anche massima lesione di questi. La normativa europea, in riferimento al regolamento 679 del 2016, sul diritto della protezione dei dati personali, ha introdotto l’art. 8 che stabilisce se il minore può dare o meno il consenso al trattamento dei propri dati. L’età dal nostro legislatore è stata fissata a 14 anni. Prima di allora un giovane che ad esempio si iscrive a Fb deve avere il consenso dei genitori, a cui va la responsabilità del contenuto che il minore mette in rete. È tornata inoltre di grande attualità la normativa del 2000 riguardante i prestatori dei servizi informatici (ad esempio Fb), per il possibile concorso di responsabilità di chi poteva rimuovere o impedire la circolazione dell’informazione illecita».
Angela Falcone