Il Corecom Sicilia ha istituito l’‘Osservatorio internet e soggetti vulnerabili’ per monitorare i fenomeni di devianza in rete.
La
creazione dell’organismo è stata resa nota oggi dalla presidente Maria
Astone, nel corso di un webinar on line sul tema ‘Tik Tok, il social
network cinese il cui successo preoccupa l’Europa’. L’Osservatorio,
composto da esperti, ha l’obiettivo di fornire alle istituzioni proposte
di contrasto su fake news, hate speech, cyberbullismo, sexting e
revenge porn a partire da ricerche condotte sul campo.
Hanno già
aderito alla proposta di fare parte del gruppo costitutivo alcuni
esponenti delle università siciliane. Tra questi i professori: Michele
Cometa, direttore del Dipartimento Cultura e società dell’Università di
Palermo, Gioacchino Lavanco, ordinario di Psicologia dell’Università di
Palermo, Giuseppe Vecchio, ordinario di Diritto Privato dell’Università
di Catania e Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche, Francesco
Pira, docente di Comunicazione dell’Università di Messina, coordinatore
didattico del Master in Social Media Manager.
Nella relazione introduttiva alla conferenza telematica, la professoressa Maria Astone, presidente del Corecom Sicilia e ordinario di diritto privato all’Università di Messina, ha sottolineato che l’idea di dar vita all’Osservatorio nasce dalla consapevolezza che “il crescente ricorso alle tecnologie informatiche fa registrare anche l’aumento esponenziale della diffusione di informazioni non veritiere, errate o anche manipolate e favorisce la commissione di veri e propri illeciti, civili e penali, forme di violenza in rete, di pornografia, di cyberbullismo. E’ ormai indispensabile, dunque, verificare quali tutele possono essere fornite ai cittadini e, ai minori in particolare, di fronte ai pericoli insiti in queste tecnologie e rispetto ai poteri privati che gestiscono le piattaforme”.
Sul tema dei social e dell’applicazione Tik Tok si è concentrato
l’intervento del professore Franco Pira, che ha fatto riferimento ad uno
studio, da lui condotto durante il lockdown, su un campione di 1858
studenti delle scuole medie e superiori, in merito all’uso di nuovi
media.
“Tik Tok conta ormai 700 milioni di utilizzatori attivi al
mese – ha sottolineato il docente – Un social al quale si iscrivono
anche bambini, pre-adolescenti e adolescenti mentre i genitori sono
spesso all’oscuro perfino dell’esistenza dell’app. Per questo è
indispensabile superare i modelli di media education adottati fino ad
ora. L’educazione ai media, piuttosto, deve diventare strumento di un
nuovo approccio strategico alla formazione, cercando di sfruttare le
tecnologie per ribaltare la prospettiva della manipolazione con quella
del governo della tecnologia. Siamo di fronte ad una sfida di rilevanza
globale che deve investire la politica, il mondo dell’informazione, il
sistema dell’istruzione e della conoscenza”.